domenica 22 gennaio 2012

Ciambelloneggiando...

Cari amici dell'impasto, oggi post di riflessione sul significato dell'imprinting e sulla valenza che le prime esperienze come esseri senzienti hanno nella determinazione del nostro io adulto. Per avventurarmi in questa dissertazione pseudofilosofica ho deciso di prendere spunto dalla ricetta del ciambellone, semplicissimo, banalissimo, che non richiede un'approfondita conoscenza delle tecniche di alta pasticceria . Ognuno di noi ne conosce una ricetta. Ognuno di noi è convinto di preparare l'unico ciambellone degno di questo nome, erede dei segreti della nonna Pina e ultimo depositario del sapere supremo in fatto di ciambelle col buco. Perchè?



Ecco che entra in gioco l'imprintig parentale, quel processo di formazione inconscia ben raccontato nelle opere di  Konrad Lorenz, padre dell'etologia moderna. Facciamo un esempio: per me, il ciambellone idealtipico è poco lievitato, piacevolmente sbruciacchiato e un po' "tamugno", che quando lo pucci nel latte la mattina non si decompone al primo impatto ma resta dritto e fiero nella mano come un pezzetto di compensato. Ora, nelle mie ricerche gastronomiche, scopro che invece l'essenza del ciambellone sta tutta nella sua morbidezza. Il canone stilistico ed estetico di questo dolce diverge completamente dal mio. Sorpresa ed attonita dalla portata della rivelazione ho realizzato che tutto si riduce a questo concetto rivoluzionario: se la prima fetta di ciambellone che hai mangiato in vita tua l'ha preparata qualcuno che non aveva la minima idea di come si accendesse il maledetto forno, per te, il ciambellone, avrà sempre quel retrogusto di detergente per la casa. Ora mi spiego perchè quando vado al ristorante e ordino il polpo difficilmente resto soddisfatta: perchè mia madre lo faceva duro e ostico, che pareva di masticare un pezzo di polistirolo e per me, il polpo, ha quella consistenza lì. Quando è fatto comecristocomanda non mi entusiasma.. ( lo so, è sbagliato, è un sacrilegio, ma a me piace di più se prima di ingoiarlo devo masticare il tentacolo una decina di minuti!) Dunque, il primo morso della vita è tutto. Potete affinare il vostro palato, educarlo, spendere la vostra intera esistenza  nella forsennata ricerca della ricetta perfetta, in una sfida all'ultimo tuorlo, ma non potrete mai battere l'imprinting. .

Tutto 'sto pistolotto che vi ho attaccato è solo per affermare questo: non esiste LA ricetta del ciambellone e chiunque si ostini a sostenere il contrario non fa altro che spremere il sangue dalle rape, attività molto zen ma di dubbia utilità :-)

Ingredienti:

3 uova
250g di farina
300g di zucchero
100ml di olio di semi
250 ml di latte
mezza bustina di lievito
2 o 3 cucchiaio di cacao amaro (o anche uvetta, noci, ribes, mirtilli, vedete un po' voi)

Lavate il limone e garattate la scorza gialla in una ciotola capiente. Aggiungetevi le uova e, con le fruste elettriche, incorporate lo zucchero fino ad ottenere un composto spumoso. Aggiungete il latte e l'olio. Infine, poco alla volta e facendo attenzione ai grumi, versate la farina a cui avrete già unito il lievito.


In uno stampo da ciambellone ben imburrato versate metà dell'impasto. Aggiungete in quello rimasto il cacao e mescolate bene fino a che non sarà amalgamato. Versate l'altra metà.


Scaldate il forno a 170° C  e cuocete per una quarantina di minuti (anche di più, se come me amate lo sbruciacchiamento). Verificate il grado di cottura infilzando il dolce con uno stuzzicadenti (se quando esce è asciutto, il ciambellone è cotto!)..

Ecco fatta la colazione (o la merenda) dei campioni!   

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