domenica 8 gennaio 2012

Sformato bicolore di carote e broccoli

Cari amici dei fornelli, dopo lungo rimuginare ho deciso di creare un'apposita sezione del blog dedicato ai racconti. Quando ho iniziato l'avventura di In cucina con Claudia, tutto mi sarei immaginata tranne l'eventualità che questo spazio potesse diventare una specie di cucina/fucina dell'immaginazione, dove tra finocchi e pancetta facessero capolino anche personaggi, storie e avventure Erano passati dieci lunghissimi anni dall'ultima volta che avevo scritto un racconto.





Niente di che, intendiamoci :-) ma quanto bastava per farmi fantasticare su un mio futuro da scrittrice di romanzi, una Ernesta Hemingway di Colli Portuensi che faceva milioni di dollari grazie ai diritti d'autore. Poi una brutta sera dei ladri entrarono in casa mia e rubarono l'unica cosa di valore che davvero possedevo: non sto parlando del mio portatile in sè, ma di quello che conteneva, il mio racconto numero tre. Per mesi provai a riscriverlo ma senza successo. Così smisi. Per anni. Ora, dopo molto mangiar pagnotte e dopo molti cavalli campati, ho ricominciato. E tutto grazie a questo blog di cucina. E  grazie a tutti voi (che non so poi se vi piacciono le storie. Ma in fondo in fondo, anche un po' chissenefrega!)

Ma veniamo alla ricetta del giorno! Quest'oggi vi propongo un piatto davvero bello, superscenico e anche facile da fare. Un cuore bicolore di carote e broccoli che renderà un piacere la vita alla vostra tavola... Ad essere proprio onesti questa non è tutta farina del mio sacco: la ricetta infatti l'ho trovata su "Cucina No Problem" una rivista mnolto carina che vi consiglio perchè ha un sacco di idee divertenti e non troppo difficili, costa un euro ed esce una volta al mese, edita da Mondadori (vi lascio il link).

Lo sformatino in questione può fare sia da antipasto che da contorno e oltre ad avere un aspetto davvero romantico (ve lo consiglio per San Valentino), ha anche un gusto estremamente piacevole. Morbido e delicato, renderà mansueto anche il più rude dei palati. Ovviamente vi servirà uno stampo a forma di cuore e, poichè va cotto in formo a bagnomaria, avrete bisogno di un'altra teglia in grado di contenere la prima.

Ingredienti:
500g di broccoli siciliani
500g di carote
2 uova
uno scalogno
una confezione piccola di panna fresca
burro
sale e pepe


Lavate, pelate e spuntate le carote. Tagliatele a rondelle un po' spesse e mettetele a cuocere utilizzando un cestello a vapore. Nel frattempo sminuzzate lo scalogno e fatelo appassire a fuoco dolce in padella con una noce di burro. Una volta cotto, tenete metà dello scalogno da parte e aggiungete le carote. Salate, pepate e lasciate insaporire. Versate il tutto nel mixer e date una bella frullata. Una volta che il composto sarà abbastanza omogeneo, amalgamatevi un uovo intero e un cucchiaio di panna. Frullate nuovamente. Ripetete esattamente gli stessi passaggi per il broccolo (invece di cuocerlo al vapore, questo è forse meglio se lo fate bollire). Ora avete i due composti. Imburrate per bene la teglia e con molta attenzione versate il composto di carote e fatelo depositare per bene. Poi, sempre molto cautamente, procedete con il composto di broccoli.



Scaldate il forno a 170°C e fate cuocere per quaranta cinquanta minuti a bagnomaria (x chi non lo sapesse: mettete in una teglia capiente dell'acqua e poi l'altra teglia, in modo che il tutto cuocia all'interno della teglia con l'acqua!) Decorate a piacere! La salsina che guarnisce oò piatto è fatta addensando 200ml di latte con 75g di robiola a fuoco lento. Et Voilà, L'Amour è in tavola!




Cinzia muoveva il suo corpo veloce. Sentiva l'adrenalina salire con lo stesso ritmo della musica. Potente, frenetica. Non c'erano molte parole per descrivere lo stato di eccitazione che piano piano si  stava impossessando della sua mente facendola sentire in armonia con la gente che la circondava. Adrenalina. E un paio di pasticche birichine. Non le serviva niente di più per godersi al meglio la serata. La dancehall del "The Bitch" era davvero stracolma: l'odore di sudore e ferormoni impregnava la stanza. Ma era normale. Quella stessa sera qualcuno sarebbe tornato a casa e avrebbe fatto l'amore. Qualcun altro, solo una stupida lavatrice. Cinzia si alzò sulla punta dei piedi, facendosi spazio tra la folla che ondeggiava come foglie impazzite nel vento dei decibel. Cercava di scorgere Andrea, il suo fidanzato, disperso da ormai più di trenta minuti nella fila per il bar. Niente. Decise di non attenderlo oltre e si avvicinò alla cassa, dove il suono elettrico le rimbombava sin dentro il torace, confondendo i battiti del cuore con il pulsare ritmico della traccia. Fanculo i problemi, fanculo il lavoro, fanculo i soldi, fanculo anche Andrea e il suo spasmodico bisogno di bere una birra ogni quarto d'ora. Ballò a lungo, fino a che le gambe e le braccia non sembravano più far parte di lei, fino a che l'ultimo residuo di saliva non era più neanche un ricordo. Armonia. Serenità. Sete. Fu questo l'impulso che la spinse ad abbandonare quei pochi centimetri di spazio che si era faticosamente conquistata lì davanti al muro nero dell'impianto stereo. Da quanto tempo pestava i piedi sulla pista? E che fine aveva fatto quel pezzo di deficiente del suo fidanzato? Incapace di ricordare se avesse più visto Andrea nelle ultime ore, Cinzia uscì nel retro del locale. Sentì il freddo mordergli la pelle nuda, i peli drizzarsi come le antenne di un grillo la prima sera di primavera. Nel cielo un accenno d'alba rischiarava lo spiazzo quel tanto che bastava per indovinare i contorni dell'ambiente circostante: un senso di abbandono e disagio iniziò a farsi strada in lei. Ora che la luce ricacciava indietro la magia della notte, lo squallore di quel luogo si manifestava nitidamente, impossibile da ignorare o confondere, implacabile nel riportarla fuori dall'incanto notturno. La zona industriale di Zola Pedrosa la schiaffeggiava a colpi di realtà. Solo dopo qualche secondo sentì i gemiti provenire da dietro la struttura di lamiera che confinava con il locale. Curiosa come sempre, Cinzia girò l'angolo e vide quello che non si aspettava di vedere. Vide due corpi stesi sul terreno, li guardò giacere insieme mentre faticosamente realizzava che l'uomo intento a leccare la tana del bianconiglio della ragazza distesa per terra non era uno qualunque. Andrea si stava nutrendo del dolce nettare di un altro fiore. Un rantolo le si spense prima di divenire urla. Corse via, lontano, fuori. Sentì i cocci del suo cuore arrivarle su su fino in gola. Poi vomitò a lungo. Ogni conato un grido, ogni spasmo una lacrima. Quando finalmente gli schizzi d'acido si esaurirono era ormai giorno. La serata era finita. La sua storia era finita. Il  dolore già affondava artigli e zanne nella sua carne bianca.

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