venerdì 30 dicembre 2011

Pie di frutta e datteri

Ecco una torta scicchissima per un'occasione importante, dove dovete fare una bella figura ma senza appesantire, che magari già avete mangiato come sprocedati.... Per me, questa è un'ottima alternativa ai tradizionali dolci di Natale perchè è fatta interamente di frutta, con l'aggiunta di datteri e mandorle. Si sa, i datteri sono i king della frutta secca: dolcissimi, carnosi, rimandano a parole come deserto, odalische, lussuria, berberi e pascià.. C'è abbastanza potere evocativo nel dattero da poterci fantasticare sopra per giorni e giorni...


venerdì 23 dicembre 2011

Il Pranzo di Natale

Carissimi amici dei fornelli, l'evento culinario dell'anno è praticamente alle porte e a meno che non siate dei piccoli Grinch verdi che odiano il Natale, intolleranti ai Jingle Bells e al panettone, sarete impelagati nella preparazione del menù natalizio. Che siate dei tradizionalisti o degli sperimentatori, che cuciniate per la Vigilia o per il Pranzo del 25, mi auguro che non siate da soli ai fornelli, ma che possiate godere della compagnia di un vostro caro e condividere con lui/lei le crisi di panico o gli attacchi isterici che puntualmente avvengono dietro le quinte, quando il soufflè non suffla, la chiara non è abbastanza chiara e l'unico latte che vi è avanzato è quello alle ginocchia!

Innumerevoli sono gli aneddoti che vi potrei raccontare: io e la mia mamma sono ormai diversi anni che prepariamo assieme il pranzo del 25 e, vi assicuro, uno più divertente dell'altro. Soprattutto perchè ciò che succede in cucina resta in cucina. Nessuno degli ospiti sospetta nulla, nessuno sa, nessuno conosce le magagne delle cuoche che sono vincolate al gran segreto e al massimo riserbo. Un po' come faceva anche la mia nonna Alina. Lei sì che non si scomponeva davanti agli imprevisti. Una volta il cane Charlie, adorato cocker si famiglia, le addentò l'arrosto prima di andare in tavola, ospite uno zio che non vedeva da tempo. Bhè, lei non fece una piega: lottò contro la presa del cane e riuscì a toglierglielo dalla bocca, tolse la parte sbavata, lo affettò e lo servì allo zio. Il quale non si accorse di nulla e fece molti complimenti. Grande Nonna.. Perfetta padrona di casa!

Siccome siamo tutte indaffarate, vi elenco brevemente il menù di quest'anno: Crostatine di ricotta e spinaci e Barchette radicchio gorgonzola e noci. Sformato di carote e broccoli. Ravioli ripieni di fonduta (Fontina) con funghi porcini e pere. Tacchinella ripiena di mirabilia medievali (questa perà non la facciamo nè io nè mia madre, ma la suocera di mia sorella! Ottima!). Insalata di finocchi arance e olive nere. Gran trionfo di dolci: Pie alle arance e datteri, Cappelli di Babbo Natale e Salame di Cioccolata... Lo so.. è un sacco di roba... Infatti stiamo sclerando.. Ma il Natale a me piace per questo.. E poi passare un po' di tempo con la mamma non ha prezzo!

A tutti voi, miei cari lettori e lettrici, un Buon Buon Natale!  

domenica 18 dicembre 2011

carne alla pizzaiola

Cari amici dei fornelli, tra renne e strenne oggi voglio condividere con voi una ricetta che mi riporta indietro nel tempo, quando ero una bimbetta che pranzava dalla nonna. Non è un piatto da ristorante e nemmeno da cultori della gastronomia, ma appartiene alla categoria "le basi della brava massaia". Sto parlando della carne alla pizzaiola, che storicamente risponde all'esigenza di rendere appetitosi i tagli meno pregiati della carne. Questa specialità partenopea (detta alla pizzaiola perchè in origine la pizza a Napoli si faceva aglio olio e origano) ha il vantaggio del due per uno, ossia con il sugo della carne ci potete fare anche il primo (A me fa impazzire col riso bianco... Ma anche la pasta esce bene). Un piatto velocissimo che sprigiona sapori ecceziunali veramente!!!
Alla fine della ricetta, concedetevi dieci minuti per leggere la quinta parte della saga del Paper!

Ingredienti per quattro persone:

4 fettine di bovino adulto (tipo pezza)
una scatola di polpa di pomodoro
aglio olio e origano

Tagliate con le forbici le fettine, in modo da ottenere tante strisce di carne. Scaldate un poco d'olio in padella e lasciate soffriggere dolcemente l'aglio. Aggiungete il pomodoro, alzate la fiamma, coprite con il coperchio. Quando il sugo bolle, togliete l'aglio e aggiungete la carne. Aggiungete l'origano, abbassate il fuoco, togliete il coperchio e lasciate cuocere per un quarto d'ora (a me piace quando il sugo si è addensato bene bene).

Se vi piace, potete aggiungere i capperi, le olive nere o il peperoncino. Fate vobis come più vi aggrada! Il consiglio è di servirla accampagnata con del riso bianco (piatto unico)... Oppure, col pane, potete fare una scarpetta reale!

---------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Da Harry il fumo denso della griglia si librava prepotentemente tra i tavoli malconci solleticando le narici di altrettanto malconci avventori con l’odore, ottimo, di fibre di carne lasciate a cuocere nel retro. Mr. Harry Benson, il proprietario del locale, girava e rigirava gli hamburger mostrando orgoglioso le finestrelle vuote del suo famoso sorriso a tutta bocca, che gli era valso il soprannome di Sorridente. Con quella scacchiera bianca e nera, che appariva ogni qual volta una risata deflagrava sul suo volto d’ebano, Smiling Harry aveva conquistato negli anni una clientela affezionata, che amava lo stile creolo dei suoi panini e ascoltava le pillole di saggezza caraibica che accompagnavano ogni suo piatto. Harry ci metteva il cuore in ogni hamburger: l’amore, la gioia e qualche goccia di tabasco rendevano straordinario il risultato. Un’insegna di legno appesa dietro il lungo bancone del bar mostrava ai clienti la vision di quella piccola impresa a conduzione familiare: too blessed to be stressed, troppo benedetti per essere stressati. Una frase che esemplificava l’atteggiamento di Mr. Harry nei confronti delle sfighe che la vita gli aveva riservato. E che lui si premurava ogni giorno di mettere in pratica. Ventiquattro ore al giorno, sette giorni su sette Smiling Harry faceva quello che sapeva fare meglio. Sorridere e preparare hamburger. Se sai fare bene una cosa, fatti pagare per farla, ripeteva. E lui faceva da mangiare per tutti coloro che potessero permettersi di spendere quattro dollari e cinquanta a panino. E a cui non dessero fastidio i gatti che gironzolavano tra la cucina e gli sgabelli del bar.   

-      Ahuo ahuo ho.. Guarda guarda cosa porta il vento del Nord al vecchio Harry quest’oggi.. Saul e Paper a spasso insieme… Che si dice ragazzi?!? Non sarete di nuovo in qualche casino eh..?!? L’ultima volta che vi ho visto insieme tu eri praticamente in fin di vita e Paper vomitava l’anima nel cestino degli ombrelli… -
-         Sai come si dice no..? Tutto a posto e niente in ordine caro Harry! –
-         Fffa.faccene un pp..paio Smiling, di que..quelli con la bb..b..banana –
-         Lo vedi che non me la raccontate giusta. Che cavolo gli è successo alla voce a questo?
-         F..f..fatti i ca..ca..caz.. –
-         Seeeeee domani.. Spiegamelo te Saul che se no mi si bruciano gli hamburger..-
-         Sembra che uno scoiattolo forastico gli abbia fatto il nido in gola, vero?!!?
-         Uahhahh ahah ahha –
-         Vaffanculo tutti e due, idioti. –
-         Ehi, lo hai fatto di nuovo.. Quanto ti arrabbi le parole ti escono normali! –
-         Vabbè non siete in vena di chiacchiere vedo. Mettetevi a sedere. Vi faccio due burger special. -

Gli rodeva perché Saul aveva ragione. Quando percepiva la rabbia montare dentro di sé una forza e una determinazione poderosa si impadronivano di lui e allora poteva scalare montagne e attraversare foreste, correre veloce facendo a gara con gli uccelli, nuotare mille miglia e poi di nuovo altre mille, persino uccidere. Anzi, sinora aveva fatto soprattutto quello. Nell’ascesi dell’ira, in quello stato di trance che lo rendeva invulnerabile alle insicurezze e alle paure aveva sempre e solo ucciso, catalizzando le debolezze del suo alter ego Alex in un fuoco di piombo che falcidiava ogni suo bersaglio. Era Alex che lo aveva reso il Paper. Senza l’umiliazione, il pianto, l’angoscia di quel ragazzino imbranato non avrebbe potuto trovare la sicurezza necessaria per tagliare una gola o premere un grilletto. Non ricordava di aver mai riflettuto su come era davvero riuscito a diventare un killer a pagamento. Spezzoni di luoghi, frasi, sensazioni, la Sicilia, Zio Tonino che gli mostrava come pulire il fucile. Poi i sentieri nelle montagne, la fame, il freddo, le cosce della figlia del contadino. E l’adrenalina, la mira, il sangue, il rinculo del fucile. 

Qualcosa vibrava nella tasca dei suoi jeans. Numero sconosciuto, si alzò felino dal tavolo e rispose al cellulare.
-         Coglione. Ti avevo detto niente riflettori. Spero per te che la faccenda venga archiviata come incendio accidentale o saremo costretti a prendere efficaci contromisure. E per efficaci intendo la tua testa cotta al forno con le patate -
-         D...dove s..s..sono i miei s..s..soldi? –
-         Girati –
-         C..c..cosa? Ehi.. –
-         Click –
Ma Porc’.. 

La faccia d’angelo sexy che aveva incontrato da Joe Shangai qualche ora prima, lo osservava appoggiata al juke box. Si diresse verso un tavolo attraversando le spire di fumo bianco prodotte dalla sigaretta sottile sempre accesa. Indossava la stessa maglietta scollata di prima, le calze velate rendevano ancora più evidenti le linee lunghe di quelle gambe filiformi. Paper si ritrovò solo con un pensiero: nonbalbettare nonbalbettare nonbalbettare nonbalbettare. 

       - Bravo Alex. Ti sei guadagnato la fiducia dei miei colleghi. Questo significa due cose. Uno che ci sarà un nuovo lavoro per te. Due, che domani hai un appuntamento a cena con me. Abito Scuro.-
       - MA CHE TI SEI IMPAZZITA!!!!?!! –

Paper si rese solo conto di aver alzato la voce. Ci mise ben cinque secondi a focalizzare il fatto che le parole avevano suonato perfettamente. Tutte d’un fiato, secche e fluide come un rum invecchiato venticinque anni dopo una giornata di lavoro. Si guardò intorno ma le teste dei pochi clienti non si erano mosse. Nessuno ci aveva fatto troppo caso. Smise di sudare e abbassò la voce: 

-         Uno, chi cazzo sei tu? E come fai a conoscere quel nome..? Due, se non mi racconti cosa sai tu di tutta questa faccenda, la tua faccina d’angelo finisce a striscioline nella tazza del cesso– 

Faccina Sexy sorrise. Di nuovo quei dentini bianchi bianchi. Come quelli di un barracuda. Con tono soave rispose:
-      No che non sai chi sono io, Alex. E per il momento non è necessario che tu lo sappia. Ti basterà sapere che per un po’ avrò bisogno di te. Il dolore che la disubbidienza ti provocherebbe non lo riesci nemmeno ad immaginare. Noi possiamo arrivare ovunque, sapere tutto di chiunque, corrompere chi di dovere ad ogni livello. Noi possiamo far riaprire il caso del tuo padrino e lo faremo se rifiuterai di aiutarci. Chiameremo tua madre a testimoniare e le faremo ripetere e rivivere tutti i momenti felici del loro matrimonio, quando lui la torturava per filmarla e vendere poi i video sul mercato nero del porno. Credo che da qualche parte ci siano ancora quei video... Potremmo darli alla stampa e vedere che cosa ne fanno, magari diventa famosa... Pensa, mentre lei racconta le sevizie subite condanna contemporaneamente il figlio alla pena capitale. Magari ci fanno un film.. Anche se personalmente non credo che la signora sia in grado di reggere a tanto stress..-
-         Sei una grandissima stronza, io ti ammazzo -
-         Già. Ma dopo quello che ti ho detto non credo che ti convenga uccidermi, no? E poi se mi spari, non saprai mai chi ti ha tradito e sono sicura che invece sei curioso come una biscia, vero? Passo a prenderti domani alle sei. Abito scuro.
-         I..i..io ok. -

La televisione all’angolo del bancone catturava l’attenzione di Saul, mai indifferente alla bellezza di un mosaico di pixel raffigurante una bella donna.  La brunetta di Channel 4 stava trasmettendo in diretta da Chesterfield Avenue: 

- Un edificio della centralissima Chesterfield Avenue ha preso fuoco questo pomeriggio provocando una vittima tra gli inquilini del palazzo e scatenando il panico tra  la folla che transitava per le vie dello shopping. Fonti non ufficiali confermano: si tratterebbe del giovane milionario e magnate delle verdure fresche Jimmy T. Gamble, che proprio domani avrebbe dovuto presenziare all’annuale Fiera Internazionale dell’Ortaggio. Il Dipartimento dei Vigili del Fuoco ha convocato una conferenza stampa per domani mattina alle otto. Channel 4 seguirà in diretta per voi gli  ulteriori aggiornamenti. Io sono Giselle Raymond per  Channel 4, New York City. –

Visto, siamo già in prima pagina, disse Saul grattando l’orecchio di un micio tigrato. Ehi mi hai sentito.. Ho detto che.. La frase rimase sospesa nell’aria, Paper non era più seduto accanto a lui. Cosa diavolo potesse tenere lontano Paperbello dall’hamburger fumante che Harry stava impiattando proprio non riusciva a capirlo. Di solito non andava manco a pisciare, l’attesa lo inchiodava alla sedia. Quando vide il motivo della insolita sparizione, comprese. Erano due tette cosmiche su un paio di gambe mozzafiato. Gambe che stavano andando via, lasciando il Paper solo e con lo sguardo fisso sulle maioliche del pavimento. Qualunque cosa fosse successa non erano buone notizie.  Si avvicinò al tavolo dell’amico in modalità “lasciale perdere le donne sono tutte delle gran vacche” quando si ritrovò steso a terra. Paper gli si era avventato contro, il viso deformato dalla rabbia, gli occhi lucidi, le mani strette attorno al collo sottile.

sabato 17 dicembre 2011

pasta al pesto, ricotta e noci

Carissimi aiutanti di Babbo Natale, il periodo delle feste si avvicina e tra pacchi, pacchetti, addobbi e centrotavola resta poco tempo per preparare una buona cenetta ai vostri cari, un po' perchè siamo un filino stressate (provate a prendere la macchina questo periodo a Roma.. Più o meno è così che immagino il settimo girone infernale..:!) un po' perchè sfacchineremo già abbastanza il 24 sera e il 25 a pranzo, quindi, voglia di cucinare saltami addosso :-)

E allora per venire incontro alle esigenze di noi tutte, ecco il mio regalo di Natale, un po' in anticipo sui tempi ma certamente utile: la ricetta della pasta al pesto con ricotta e noci. Facilissima. Velocissima. Fatta con ingredienti che solitamente abbiamo in casa.Una vera leccornia, dove la ricotta smorza il sapore forte del pesto al basilico. Allora, proprio perchè andiamo di fretta, direi che in questo caso va benissimo usare il pesto già pronto in barattolo, visto che comunque non è stagione di basilico (il mio è triste e senza foglie... credo sia morto...). Tempo totale di preparazione, compresa la cottura della pasta, 11 minuti ( e direi che je la potemo fa'!!!)

Ingredienti per due persone:
mezzo barattolo di pesto già pronto
80g di ricotta
una decina di gherigli di noce
160g di pasta corta (considerate che è una pasta gustosissima ma che riempie, quindi ho calcolato circa 80g a testa)
sale, pepe e parmigiano q.b. e se piace

Mettete un pentolone con l'acqua sul fuoco. Rompete grossolanamente i gherigli di noce. Mettete la ricotta nella ciotola dove servirete la pasta. Quando l'acqua bolle, prima di salarla, toglietene dei cucchiai e aggiungetela alla ricotta, girando e mescolando in modo da formare una crema (mettete più o meno acqua a seconda che vogliate il condimento più denso o più liquido).

 Aggiungete il pesto e mescolate fino ad ottenere una salsa omogenea. Aggiungete le noci spezzettate.

 Salate l'acqua (attente che il pesto è già molto sapido di suo)  e tuffate la pasta. Scolatela al dente (vi consiglio di conservare un pochino dell'acqua di cottura, non si sa mai, vi p'otrebbe servire) e conditela nella ciotola con il condimento. Una macinata di pepe et voilà..  la cena è pronta!

domenica 11 dicembre 2011

Sugar Cake a.k.a. biscottini della felicità

Una ricetta spaziale per un biscotto di zucchero speciale. Speciale per davvero. La prima volta che ne ho sentito parlare ho pensato ommioddio il coma glicemico... E poi mi sono dovuta ricredere, perchè, per qualche motivo inspiegabile dalla scienza moderna, la menta e la noce di cocco smorzano la dolcezza dello zucchero di canna.

Ma andiamo con ordine. Il contesto di questa zuccherellosa delizia è la cucina della nonna. No, non la mia di nonna. Ma quella degli abitanti caraibici (lo giuro, questo è l'ultimo post in cui sciorino le mie esperienze antiguane!!!), bimbetti e bimbi troppo cresciuti, infatti, ne vanno ghiotti e la semplicità della preparazione, nonchè l'economicità degli ingredienti, ne fanno un MUST del pasto domenicale locale, un po' come la pallina di caffè fatta con lo zucchero per noi (E non mi dite che vostra nonna non vi ha mai corrotto con tale ghiottoneria..!). A me, per estetica, ricordano un po' i biscotti brutti ma buoni, che uno non gli dà una lira fino a che non assaggia il primo. E poi diventano una droga...!

Prima di passare all'illustrazione della ricetta, una precisazione: le quantità sono un po' ad occhio, nel senso che oltre alla difficoltà dell'unità di misura diversa (ci sono le "ounce" e i "pound". Caro buon vecchio sistema metrico-decimale, che gli avrai mai fatto agli inglesi....!) ci siamo dimenticati di misurare con precisione tutti gli ingredienti. Confido che le immagini vi aiutino nella realizzazione del piatto!

Ingredienti:
una noce di cocco
200 g di zucchero di canna (circa)
menta quanta ve ne piace (ma cercate di non esagerare!!!)
acqua
un cucchiaio di latte concentrato/mandorle tritate (facoltativo)

Aprite la noce di cocco e staccate la polpa dal guscio. Grattugiatela finemente.


Tagliate con le forbici la menta, più la tagliuzzate, più si amalgamerà al composto, quindi dateci dentro con le forbici!Si comincia preparando una specie di caramello: versate dell'acqua - un dito o poco più - in un pentolino di metallo, accendete il fuoco e aggiungete lo zucchero di canna. 
Cominciate a girare fino a che non inizierà a formarsi una specie di caramello. A quel punto, aggiungete la noce di cocco grattata e continuate a girare per circa tre minuti.

Aggiungete la menta (e se vi piacciono, gli altri ingredienti facoltativi) e continuate a girare fino a che non si sarà rappreso.
Spengete e versate su della carta marrone (quella del fornaio) tante cucchiate del composto distanti tra loro in modo che non si appiccichino. Dovrebbero formarsi tanti coockie.. Lasciate raffreddare in un posto ventilato per qualche ora. Una volta induriti sono pronti da mangiare e, udite udite, si conservano in frigo per circa due mesi!

lunedì 5 dicembre 2011

L'Aragosta di Cleveland

Cari amici dei fornelli, post a profusione!!! Sarà che il freddo locale mi stimola le meningi, sarà che mi siete mancati, sarà la voglia di condividere i piatti esotici che ho assaggiato in questo breve periodo vacanziero, eccomi di nuovo qui con una ricetta da veri gourmand!!!
Ma prima di passare ad illustrarvi i passaggi per la realizzazione di questo magnifico manicaretto permettetemi un breve ringraziamento. Eh sì, un grazie speciale al nostro amico Cleve, senza di lui nessuno di noi avrebbe avuto il piacere di mangiare queste meravigliose aragoste! Già, perchè è vero che sono buone, ma ve le danno vive e non è facile dare l'estremo saluto a queste Pizzicotte atlantiche...! La maniera migliore per farla finita è gettarle nell'acqua bollente, ma questa semplice operazione ha due controindicazioni di non proprio facile superamento:

1) le devi prendere in mano, sono brutte, con le zampe pelose ed hanno delle specie di affilatissimi denti che possono tranquillamente tranciarti un dito (no, non con le chele, sono proprio piccole "lame" alla base della coda...)
2) Se non fai attenzione e non le butti in pentola con una certa tecnica, piangono strillano e si agitano. Con i colpi di coda sono in grado di rovesciarti il pentolone d'acqua bollente addoso.

Nel vano tentativo di trovare una soluzione a queste due problematiche, ho visto scene incredibili: al primo posto nella classifica delle tecniche più esilaranti per uccidere queste bestioline, imperituro nella memoria, il ricordo di mio cugino Pitòn e di mio padre che inseguono un'aragosta con un machete conficcato nel guscio per tutta casa. Al secondo posto, la strategia del "Congelala così almeno non piange". Sì, ottima. Ma comunque le devi prendere in mano...

Davvero Thank you, Cleve per aver fatto il lavoro sporco!

PS: ai piedi del post, il quarto episodio della saga del Paper.

Ingredienti per due persone:
due aragoste vive
4 patate bollite
olio, sale, pepe e limone
una cucchiaiata di guacamole per guarnire

Allora, portate ad ebollizione un pentolone pieno d'acqua. Coprite con il coperchio e salate. Prendete l'aragosta in modo da bloccargli la coda e facendo attenzione ai dentini posti in cima ad essa. 

 

Gettatele nell'acqua bollente e chiudete rapidamente con il coperchio. Aspettate qualche minuto, fino a che smetterà di agitarsi. procedete con l'altra aragosta. Lasciate cuocere fino a che, da rosso, il guscio non diventerà arancione. A questo punto (circa dieci/quindici minuti) toglietele dalla pentola. Tagliate via le antenne e le zampe (non buttatele via: rompete il guscio con le mani e succhiate l'interno) Con un bel coltellaccio pesante, partendo dalla coda, tranciatele in due. Con un cucchiaino iniziate a togliere il liquido beige e il filamento dell'intestino. Potreste sciacquarle sotto l'acqua (fate prima e pulite meglio) ma perdete un po' del sapore. 


A questo punto impiattate, aggiungendo le patate bollite a pezzetti e il guacamole. Condite il tutto con olio sale e limone e largo al Sapor dei Caraibi :-) 

Un consiglio: per rompere le antenne e mangiare la carne all'interno, dotatevi di uno schiaccianoci o dell'attrezzino specifico per crostacei!

--------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Saul sembrava proprio il classico immigrato messicano venuto a pulire gli androni di quel lussuoso condominio americano: con quello sguardo remissivo e il naso un po’schiacciato, le mani tozze aggrappate al carrello delle pulizie, una tuta da lavoro che  lo faceva assomigliare al fratello tisico di Super Mario Bros. Assolutamente indistinguibile in mezzo alla miriade dell’anonima forza lavoro che frequentava il palazzo. Entrò dall'ingresso principale senza nessuna esitazione. Il portiere dello stabile lo degnò dello stesso interesse che si riserva ad una mosca ronzante su una cacca di cane. 

Paper era nascosto nel secchio dell’immondizia installato sul carrello. Corre corre il buon postino, Lungo i colli e nel giardino. Corre e salta in bicicletta, Senza mai cambiar maglietta. Etc. etc. Era nervoso. Non aveva ancora avuto il tempo di riflettere lucidamente sugli ultimi accadimenti e lo shock per il ritorno della balbuzie lo aveva turbato più di quanto egli stesso non avesse creduto. Era stato così facile incrinare lo strato di distacco che come un ghiacciaio aveva ricoperto per anni il suo io più profondo?  Dalle crepe del permafrost identitario in cui aveva vissuto iniziavano a venire a galla i ricordi  della sua vita precedente, quando non era altro che un ragazzino timido a cui  qualche bulletto rubava i soldi della merenda o buttava i libri nel cesso. La odiava quella fase del suo passato, disprezzava l’essere stato lo sfigato della scuola che a causa della sua disfunzione e dei suoi modi delicati veniva deriso e isolato dagli altri. Persino i ciccioni brufolosi si sentivano tranquilli a prenderlo per il culo. Solo perché andava dal logopedista non voleva dire che era un fallito, né un perdente.
E poi un giorno era successo. Tutto il rancore e tutta la rabbia accumulata fuoriuscirono improvvisamente e lui ricordava di aver preso il revolver del padrino, di averlo caricato, di averlo puntato. Un solo colpo, dritto in testa. Bye bye testa di cazzo. Valle a fare con tua madre all’inferno quelle schifezze con la bottiglia. 
Il parroco del quartiere lo aveva fatto uscire di corsa dal Paese, imbarcato sotto falso nome su un mercantile diretto in Italia, ospite di alcuni lontani parenti siciliani che lo avevano accolto e gli avevano insegnato un mestiere. Era divenuto un killer. Era tornato come il Paper. Con tanti saluti al povero Alex.

Quando aprì la porta al ragazzo delle pulizie, Jimmy T. Gamble non sapeva che sarebbe morto nel giro di dieci minuti. Paper saltò fuori dal secchio e con un repentino guizzo delle mani lo afferrò tra il collo e l’incavo della spalla, un mossa da far invidia a Chuck Norris in persona. Mr. Gamble svenne immediatamente tra le braccia pronte di Saul, che lo trascinò al centro dell’ingresso, sul lussuoso tappeto che impreziosiva la stanza. 

-         E adesso, Steven Seagal dei quartieri poveri? Che facciamo..?? Gli chiediamo gentilmente di morire in modo accidentale?
-         Z…z.zi..tto..to.. Sto pepepepe..pensando.. –

Paper si guardava intorno alla ricerca di qualche oggetto che potesse fargli venire uno straccio d’idea. La bottiglia di scotch poggiata in bella mostra sul mobile bar dello studio catturò la sua attenzione. Sì, avrebbe anche potuto funzionare. Chiese a Saul di spostare il corpo del bell’addormentato, gettò il liquido ambrato sui vestiti di Jimmy e ne versò un’altra generosa dose sulle carte disposte in pile ordinate sulla scrivania. Si accese una sigaretta, fece un tiro profondo, sputò diversi anelli di fumo e con studiata lentezza gettò il fiammifero sopra quella pira improvvisata.  

-          Un po..p..p…po’ di fu..fu..fumo e poi… ll..l.l’arrosto! –  
-          Sbrighiamoci a uscire. Qua la fine dell'arrosto la facciamo pure noi… - 
-          Mmm..mi è ve..ve..vvvenuta fa..fa.fame.. –
-          Andiamo a farci un hamburger da Smilin'.. - 

Saul prese il carrello delle pulizie e aiutò Paper a recuperare l’invisibilità sistemandolo nel secchio della spazzatura mobile. Mentre uscivano attraverso le imponenti porti girevoli del palazzo, l’allarme antincendio cominciò ad urlare. Teatralità ed Inganno. Si mischiarono veloci alla marea umana che a quell’ora inondava la Terza strada, diretti verso il fast food più "friendly" che avesse mai aperto nella Grande Mela.

Guacamole Caraibico

Cari amici del fornello, ora che le valige sono state disfatte, le foto scaricate e i passaporti riposti nel cassetto ho tutto il tempo per dedicarmi alla scrittura di qualche post culinario! Siete curiosi eh...?!? E ne avete ben donde, perchè son tornata carica carica di ricettine sfiziose ed esotiche, in grado di solleticare anche la papilla gustativa più pigra! E sebbene questi siano tempi di cetrioloni volanti (ve lo avevamo detto noi che il tempo delle cucurbitacee non si era ancora concluso...) oggi vi voglio regalare un piatto con protagonista un frutto più confortevole: l'Avocado. Morbidissimo, colorato, avvolgente. E pieno zeppo di calorie. Nonché, ingrediente fondamentale per la preparazione del guacamole, salsina regina dell'aperitivo tex-mex. Certo, questa è la MIA, personalissima versione. Non sentitevi offesi se diverge dalla vostra :-)

Con i nachos il guacamole si sposa perfettamente, in un triangolo amoroso dove il terzo convitato è senza alcun dubbio una birretta tipo Corona o, per i più fortunati, una Carib...! Oppure, se proprio vi sentite sfascioni, ci si abbina bene bene anche una tequila sale e limone! A me, comunque, la salsa guacamole piace anche con il riso bianco o come guarnizione di secondi di carne o di pesce, ma ne saprete di più solo quando vi racconterò dell'aragosta......! In ogni caso, godetevi la serata con i vostri amici e cercate di non ubriacarvi troppo (oppure sì, e allora dateci dentro!!!!).

Ingredienti per 4/6 persone:
2 avocadi maturi ( intendiamoci, gli avocadi che compriamo al supermercato sono tutti acerbi! Ora, per farli maturare a dovere, vanno tenuti fuori dal frigo almeno 4 giorni: sono pronti quando al tatto sono morbidissimi che quasi si sfracellano e la buccia viene via facilmente senza bisogno di usare il coltello)
2 pomodori
mezza cipolla
lime (o limone)
tabasco (o paprika o peperoncino)
olio sale 

Sbucciate, tagliate a metà e eliminate il grosso seme tondo degli avocadi. In una ciotola. con l'ausilio di una forchetta, schiacciate la polpa.


Togliete la buccia dei pomodori, riduceteli a tocchettini piccini e aggiungeteli nella ciotola. Spremete il lime, trasferite il succo in un bicchiere e emulsionatelo con l'olio, il sale e il tabasco. Con le mani impastate il tutto fino ad ottenere un composto omogeneo.

 

Sbucciate la cipolla e mettetene una metà intera nel composto. Lasciatela ad insaporire una mezzoretta ( più la lasciate, più il guacamole sarà cipolloso), poi levatela. Servite con i Nachos!


PS: se avanza don't worry! Si conserva 4 o 5 giorni in frigorifero