mercoledì 16 novembre 2011

Gatò di patate. Variazioni sul tema.

Ovvero Esercizi di Stile con le patate. Perchè del Gatò è davvero possibile provare almeno 99 varianti sfiziose, una specie di reinterpretazione in chiave gastronomica del famoso testo di Raymond Queneau, pubblicato nel 1947 in Francia. E così, la banalità dello sformato di patate si trasforma in una divertente ricerca degli ingredienti più originali da mixare con coraggio e spirito di avventura, una sfida buongustaia a cui certamente non potevo sottrarmi...! Come nel libro, anche qui il nucleo centrale del piatto resta invariato (sempre di patate lesse stiamo parlando), ma la diversità dei gusti e l'eterogeneità dei sapori che si possono sperimentare fanno sì che il risultato finale sia completamente diverso dal punto di partenza. La versatilità del Gatò, dunque, va sfruttata e allora, mi sono detta, perchè non contribuire alla causa con una mia personalissima variante?!? Detto fatto...
   
Alla foce del post, per chi vuole, la terza parte della Saga del Paper (Qui la prima e qui la seconda.....)

Ingredienti per 4 persone:

600g di patate
due cespi piccoli di radicchio Trevigiano o di Chioggia
una scamorza
parmigiano
2 dl circa di latte caldo
pangrattato
una noce di burro
noce moscata
sale e pepe q.b.

Mettete a bollire le patate in una pentola con acqua fredda. Coprite e fate cuocere per una quarantina di minuti. Nel frattempo, lavate e tagliate a striscioline il radicchio eliminando il torsolo alla base. Fate sciogliere la noce di burro in una padella e stufate il radicchio a fuoco medio per una decina di minuti, salandolo. Tritate (al mixer viene meglio) la scamorzina. Sbucciate le patate e schiacciatele con il passapatate in una ciotola. Bagnate con il latte caldo aggiungendolo poco alla volta e inframmezzandolo con il parmigiano. Non deve venire troppo liquido, quindi occhio alla quantità... Aggiungete la noce moscata, il sale, il pepe, il radicchio e la scamorza tritata (se proprio vi sentite porche e non vi interessa l'aspetto vegetariano del piatto, aggiungete anche dei tocchettini piccini picciò di prosciutto cotto).


Imburrate una teglia da forno non troppo grande e cospargetela con il pangrattato. Versate il composto e livellatelo in modo da ottenere una superficie uniforme. Spolverizzate con altro pangrattato mischiato con il parmigiano (o con del prezzemolo) e guarnite con fiocchettini di burro (o un filo d'olio e.v.o.).


Infornate a 180°C per una quarantina di minuti (o fino a che non si sarà formata una crosticina scura e croccante). Togliete dal forno e servite caldo.



Saul osservava il nido che un ragno casalingo aveva tessuto nell’unico angolino buio della sua mansarda. Era una tela lucente e brillante, intricata e ben fatta. Un dedalo a prova d’insetto degno di rappresentare la capacità architettonica di quel peloso aracnide, il quale certamente l’aveva costruita con impegno, spremendo e torcendo il ventre, filando con le zampette le gocce appiccicose di bava. Avvolse il manico di una scopa con uno strofinaccio e cancellò d’un colpo la bella ragnatela. A lui piaceva solo l’Uomo Ragno e quella bestiolina aveva usato la mensola dei modellini come puntello per il suo nido. Non era stata una grande idea. Da buon nerd quale era non poteva permettere che zone limitrofe alla sua collezione di eroi Marvel venisse insozzata dalle secrezioni di una bestiaccia zamputa. – Mors tua, Vita mea – mormorò, gettando i resti del povero ragnetto nel cestino della carta.

La suoneria del cellulare proruppe improvvisa dalla tasca del piumino adagiato sulla sedia.

-      S..S..S..Saul, s..s..s.sono Pa.pe..pe..pe..per . M..m..m...mi serve una ma..ma..mano. Ved..vediamoci al Pi..pi..pi..picco tra ququ.qu..quaranta minuti. –
-      Ah Bello che si dice..?!? Io sto in una fase riflessiva lavativa, magari ti chiamo dopo eh.. Ma che ti è successo alla voce..? Parli come il tizio che fa Mr Bean..! –
-       Ca..ca..ca..cazzo. Muovi quel cu..cu..cculo a stecco e porta le tue chia..chiappe lì. Ab..b..b.bbiamo un lavoretto last mi..mi..minute da fare. E tu mi..mi..mi devi ancora un..n fa..fffavore. – 
-         OkyDoky Paperbello, basta che non ti incazzi.. Sarò da te in un lampo. –

Qualche quarto di orologio più tardi, al Picco, Paper spiegò a Saul il motivo di quella telefonata urgente.

-      Quindi fammi capire… Noi dovremmo entrare in un edificio che non conosciamo, fare fuori un tizio che non sappiamo manco chi sia in modo che sembri un incidente e uscire freschi freschi come un bocciolo di rosa, senza farci notare da nessuno? –
-          E..E..Esatt.. to –
-          E tutto questo perché una gnoccolona e il suo amichetto ti hanno chiamato per nome.. –
-          S..s..sì, v..vedo che il c..c…cervello t..t.i fu..fufufu..funziona ancora. –
-   Eh sono un uomo dalle mille sorprese io… Mi pare sia tu ad avere un problemino con il s..s..s..sonoro…!
-          Vaffanculo Saul.-
-          Ah vedi, questa ti è uscita bene! Senti Paperbello ci stiamo andando a infilare in un grande grande ma grande bordello.  Tu lo sai, io sono con te sempre, sei praticamente il fratello che non ho mai avuto e che francamente manco volevo, però sento puzza di rogne, una gigantesca, rognosissima rogna…  Spero almeno tu abbia una qualche idea su come venirne fuori… –
-         Coco..co..come Bbb..bb..batman, n..no?.. T..tteatralità e ing.ganno. –

Nell’appartamento al 458 di Chesterfield Avenue, Jimmy T. Gamble giocherellava con un bicchiere di scotch comodamente seduto alla scrivania che fronteggiava la grande vetrata dello studio. Dagli schermi del suo computer, grafici colorati e frecce vettoriali puntavano tutti in direzione del cielo mentre gli indici di Borsa della sua giovane impresa si drizzavano a ritmo serrato, sferzati al rialzo nell’attesa della presentazione che il giorno dopo avrebbe tenuto alla Fiera Internazionale dell’Ortaggio. Un nuovo prodotto, un’idea rivoluzionaria che aveva lasciato senza parole quei capoccioni dell’ufficio marketing e che presto lo avrebbe lanciato nel gotha dell’imprenditoria agricola, alla facciaccia dei suoi principali concorrenti. Un’invenzione unica nel suo genere, destinata a farlo diventare così tanto ricco da mettergli i brividi per il piacere. L’insalata del desiderio, la lattuga delle meraviglie, la foglia giusta per il palato giusto. In pratica, una gallina dalle uova d’oro che avrebbe becchettato quote di mercato sempre maggiori nelle aie delle multinazionali alimentari.
Attraverso una complicata operazione di ingegneria genetica e applicazioni nanotecnologiche d’avanguardia, Jimmy era riuscito a brevettare un sistema di modificazione degli impulsi nervosi adattivo, una specie di piccolo virus biotecnologico in grado di introdursi nella corteccia cerebrale del soggetto attraverso il contatto con le mucose presenti sulle papille gustative e di modificare il gusto del radicchio fin dal primo morso, rendendolo più o meno sapido, dolce, amaro, fragrante, in funzione del tipo di saliva e del gusto personale. 

Uno slogan accattivante, qualche partita di golf nei circoli giusti per raccattare un paio di finanziatori decenti e una bella botta di culo avevano fatto il resto, portandolo adesso dove si trovava, sulla cima del mondo, nel suo appartamento privato al 47° piano di una delle zone più chic di tutta New York City. Il radicchio sarebbe stato solo l’inizio. Stava per inaugurare una nuova era nella produzione industriale delle insalate e poi chissà, un domani avrebbe potuto conquistare anche il mercato del grano, delle mele, delle patate e della soia. Le potenzialità applicative di quella striscia di codice genetico mutante erano pressoché illimitate. Bevve un altro sorso di scotch, si pulì le labbra umide con il dorso della mano e si alzò per andare a vedere chi diavolo stesse bussando alla porta.

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